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GENDER OBBLIGATORIO A SCUOLA, MA IL VESCOVO DICHIARA: E' TOTALITARISMO
In Canada, se ti senti donna puoi usare i bagni e gli spogliatoi da donna... anche se sei un uomo (e viceversa)
di Leone Grotti

Quando ha scoperto che le nuove linee guida del governo sul «rispetto della diversità di genere degli studenti» sarebbero dovute essere applicate in via obbligatoria da tutte le scuole, il vescovo di Calgary Fred Henry si è seduto al tavolo e ha scritto una lettera intitolata: «Totalitarismo in Alberta». Nella lettera per i fedeli e le scuole cattoliche della provincia canadese ha voluto denunciare la «follia del relativismo».
Il governo dell'Alberta, infatti, ha rilasciato a metà gennaio le nuove linee guide sul rispetto della diversità a scuola, che in base all'Alberta School Act tutti gli istituti devono rispettare. Per l'applicazione delle linee guida il governo ha dato tempo a tutte le scuole per organizzarsi fino al 31 marzo. Dopo questa data, scatteranno eventuali sanzioni.

PROMUOVERE E PROTEGGERE LA DIVERSITÀ?
Con lo scopo di «promuovere e proteggere la diversità» e ispirare «un senso positivo di se stessi», al fine di «rispettare i diversi orientamenti sessuali, le identità di genere e le espressioni di genere», le linee guida richiedono ad ogni scuola di «sostenere gli studenti nel fondare organizzazioni studentesche» come l'«Alleanza gay-etero» o l'«Alleanza queer-etero».
Alla base delle linee guida c'è la convinzione che «l'auto-identificazione è la sola misura dell'orientamento sessuale, dell'identità di genere e dell'espressione di genere di un individuo». Non ha alcuna importanza se si è nati maschi o femmine, dunque. Non ha importanza neanche se si vuole cambiare sesso. Se un bambino pretende di essere una bambina o viceversa, per qualsiasi motivo, anche in assenza di cambiamenti corporei, deve «essere rispettato» e trattato di conseguenza. Se vuole, per questo, essere chiamato con un altro nome, deve essere rispettato. Il nome prescelto dal bambino, anche se non è sulla carta di identità, deve essere usato il più possibile anche sui documenti della scuola. Tranne che su quelli governativi/ufficiali.
Poiché scuola e insegnanti devono «rispettare il diritto di un individuo alla auto-identificazione», a prescindere da tutto, è a loro richiesto tra le altre cose: permettere a un bambino, se si auto-definisce femmina per qualunque motivo, di partecipare alle attività femminili, accedere al bagno femminile e agli spogliatoi femminili. E viceversa.
«A prescindere dal fatto se l'individuo abbia o no documenti legali che testimoniano il cambiamento del nome o la riassegnazione del genere», gli individui possono chiedere di essere chiamati dai professori con nomi o pronomi differenti da quelli dettati dal loro sesso. «Se non si sentono inclusi con i pronomi "lui" o "lei"», devono essere chiamati a scuola con «pronomi alternativi come "ze", "zir", "hir", "they", "them" o "Mx" al posto di Mr, Mrs, Ms, Miss».

CONSEGUENZE: SPOGLIATOI E BAGNI
Gli studenti, ancora, hanno «il diritto di vestirsi nel modo che più rispetta la loro identità di genere o espressione di genere». E anche per quanto riguarda le «attività atletiche» devono poter gareggiare con i bambini del «genere con cui si auto-identificano». Un maschio dunque, «per non sentirsi escluso», deve poter gareggiare nelle gare di atletica con le femmine se vuole. Anche per questo, è meglio abolire eventuali attività che necessitano di separare maschi e femmine. Allo stesso modo un bambino «ha diritto ad avere accesso agli spogliatoi e ai bagni del genere con cui si sente congruente». Sempre a prescindere dal fatto se abbia cambiato sesso o se abbia intenzione di farlo.
Il vescovo Henry ha denunciato queste misure scrivendo ai suoi fedeli: «Cari fratelli e sorelle, mi rattrista dovervi dire che il totalitarismo è vivo e sta molto bene in Alberta». Con le nuove linee guida vogliono «imporre un'ideologia ristretta e anti-cattolica. Essendo un approccio totalitario, è in contrasto con l'opinione data dalla Corte Costituzionale».
«Le nostre scuole cattoliche sono inclusive e insegnano l'amore e compassione per ogni persona», continua. «Il nostro insegnamento è semplice e diretto. Dio ci ha creati maschi e femmine. Facendo questo, ha dato uguale dignità sia agli uomini che alle donne. Il corpo e il sesso sono doni di Dio e sono buoni, per questo non guardiamo alla sessualità con timore né alla carne con ostilità». Ma la visione «ideologica e politicizzata» che il governo dell'Alberta ha della «sessualità non è cattolica» e la Corte Costituzionale ha invece garantito il diritto alle scuole cattoliche di «spiegare in autonomia la propria fede». Ecco perché il vescovo si è opposto all'applicazione obbligatoria delle direttive in tutte le scuole.

STRAVOLGIMENTO ANTROPOLOGICO
 Altri vescovi si sono espressi contro la decisione del governo. L'arcivescovo di Edmonton, Richard Smith, ha dichiarato che «l'idea prevalente che ognuno possa auto-determinare la propria identità porta a un mondo dove niente può essere creduto al di là dei confini della propria mente. Ma la realtà è che la verità ci precede». Il vescovo Paul Terrio di San Paolo ha scritto una lettera pastorale nella quale ribadisce che «affermare che l'auto-identificazione è la sola misura dell'orientamento sessuale, dell'identità di genere e dell'espressione di genere è uno stravolgimento antropologico che nega la realtà biologica dell'uomo».
Non tutti però hanno apprezzato l'intervento dei vescovi. La Edmonton Catholic School, che ha distribuito la lettera del vescovo Henry alle famiglie, ha poi detto nella persona del rettore: «Non sono d'accordo con la lettera perché non è in linea con l'Anno della misericordia indetto da papa Francesco». Il vescovo ha risposto: «Ho ricevuto centinaia di lettere di ringraziamento ma la scuola preferisce seguire la lobby Lgbt. Tanta gente sente di non avere voce ed è spaventata di parlare ma tanti stanno scoprendo che è giusto intervenire e opporsi».
Il ministro dell'Educazione dell'Alberta, David Eggen, ha dichiarato che il governo andrà avanti. «È uno sviluppo positivo che porterà a ottimi risultati». Nonostante i dissidi, le scuole cattoliche dell'Alberta sono intenzionate a non applicare le linee guida. «Dobbiamo stare attenti», conclude l'arcivescovo. «Se il governo proverà a imporcele, allora chiaramente dovremo affrontare la situazione».

Nota di BastaBugie: Leone Grotti nell'articolo dal titolo "Tranquilli soldati, congeleremo il vostro sperma e i vostri ovuli" ci svela la mossa che costerà agli americani 30 milioni di dollari all'anno che è stata annunciata dal segretario americano della Difesa Ashton B. Carter. Annunciato come un aiuto alla famiglia, ne è in realtà la finale distruzione.
Ecco l'articolo integrale pubblicato da Tempi il 05-02-2016:
Il Pentagono vuole un esercito più «family friendly» per trattenere in servizio i soldati. Così, come annunciato dal segretario americano della Difesa Ashton B. Carter, offrirà ai suoi uomini e donne la possibilità di congelare lo sperma e gli ovuli.
L'obiettivo è avvantaggiare gli uomini, che spesso rischiano di subire danni agli organi riproduttivi in battaglia, ma anche incoraggiare le donne a non uscire dall'esercito una volta raggiunti i 20 e 30 anni. Grazie alla possibilità di congelare gli ovuli - è il ragionamento di Carter - le donne potranno tranquillamente dedicarsi alla carriera, e magari ad operazioni all'estero, rimandando al futuro la possibilità di avere figli.
L'iniziativa ricalca quella offerta da Facebook ed Apple alle sue dipendenti, ma non si riesce a capire in che modo possa aiutare la famiglia. «Congelare sperma e ovuli non è come congelare il pollo per cena», dichiara al New York Times Arthur Caplan, professore di bioetica alla New York University. Innanzitutto ci sono moltissimi problemi etici: «E se muori? Tua moglie può usare per sé il tuo sperma? E cosa succede se tua mamma vuole dei nipoti e tua moglie no? Non può usare lo sperma con una madre surrogata? E se subisci danni al cervello, puoi ancora usarlo? E se la compagnia che congela [il materiale biologico] va in bancarotta?».
Di domande simili se ne potrebbero fare a centinaia: che fine faranno ovuli e sperma nel caso in cui una famiglia si divida? Resta il fatto che la misura, invece di mirare alla conciliazione tra lavoro e famiglia, spinge a mettere quest'ultima in secondo piano, rimandando il problema. Ma procrastinare, in questi casi, è pericoloso: «Se i tuoi ovuli non funzionano, potresti scoprirlo solo a 39 anni», continua il docente, quando la fertilità della donna è quasi compromessa. Inoltre, dopo il congelamento, la vitalità di ovuli e sperma diminuisce nel tempo.
Il dipartimento di Difesa, ignorando questi problemi, ha deciso di andare avanti: farà partire la sperimentazione e tra due anni ne farà una valutazione. Di sicuro, essendo il Pentagono uno dei più grandi datori di lavoro al mondo, si tratta di un costo ingente per lo Stato. Per congelare gli ovuli, infatti, si spende circa 10 mila dollari e secondo i primi calcoli al Pentagono l'operazione costerebbe almeno 30 milioni di dollari all'anno. Se gli studiosi di bioetica e non solo storcono il naso, in compenso le aziende che offrono il servizio di congelamento e stoccaggio fanno festa, prevedendo un massiccio incremento nei ricavi.
Come dichiarato a Radio Vaticana ai tempi dell'iniziativa di Facebook ed Apple dal giurista Alberto Gambino, «in questo modo i dipendenti sono più intesi come forza lavoro che non come persone in carne e ossa, che sono pronte, specie se donne, ad accogliere bambini. Forse sullo sfondo c'è anche un altro ragionamento: la donna quando è giovane serve per lavorare, quando comincia ad avere un'età un po' più avanzata, diventa scarto».
Sul tema, si era espressa anche la giornalista Maureen Anderson su Forbes: «Sembra che le aziende stiano cercando di possedere, non solo i mezzi di produzione, ma anche i mezzi di riproduzione dei loro lavoratori». La maternità differita «è un patto o pegno di fedeltà con la quale si afferma il primato del lavoro rispetto ad altre aree della tua vita: "Il lavoro viene prima di tutto e metterò i miei ovuli nel ghiaccio per dimostrarlo". Quale sarà il prossimo passo?».

 
Titolo originale: Canada, turbo-gender obbligatorio a scuola. «È totalitarismo»
Fonte: Tempi, 05/02/2016